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Come nasce la doppietta Giro-Tour? Ricordi e analisi con Martinelli

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L’annuncio di Tadej Pogacar di voler tentare la doppietta Giro-Tour non vede placare la sua enfasi. E’ un argomento sempre in voga nel ciclismo, affascinante quanto difficile. Ma in queste storie, congetture, sogni… c’è chi ha fatto i fatti. Giuseppe Martinelli il Giro d’Italia e il Tour de France nello stesso anno li ha vinti nel 1998 con Marco Pantani. Ed è ancora l’ultima doppietta in essere.

Al direttore sportivo bresciano è bastato dare il “la” ed ha iniziato a raccontare, con una passione sconfinata. La questione sul piatto: Pogacar può riuscirci? Cosa serve per conseguirla? Come visse all’epoca questa sfida?

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Giuseppe, torniamo a quel 1998. Come nacque l’idea della doppietta?

A vincerli tutti e due non ci si pensava, almeno non fino in fondo. L ‘obiettivo principale era il Giro e tutto era programmato per quello. Poi ci sarebbe stato il Tour. Marco aveva già fatto i due grandi Giri nello stesso anno sin da quando era giovane. Nel 1994 fu secondo al Giro e terzo al Tour. Il percorso del Giro 1998 poi era disegnato bene, quindi si puntava su quello.

Al Tour saremmo andati con l’idea di vincere un paio di tappe adatte a Pantani. Anche perché al contrario del Giro il percorso non era super ideale per lui: due crono lunghe, una di 60 e una di 40 chilometri, più il prologo. E avversari fortissimi, tanto più su tracciato disegnato in quel modo.

Come gestiste quell’intermezzo fra i due Giri?

Dopo il Giro Marco restò fermo per due settimane. Per la precisione 13 giorni, senza toccare la bici veramente. Fece un circuito a Bologna il lunedì dopo il Giro e poi non lo vidi, né sentii per un po’.

Tredici giorni, ma sono tantissimi…

Sì, sì, a meno che non abbia sgambato su un pedalò! Lui mi chiamò, cosa rara, che ero al Giro di Svizzera con Garzelli che lo stava per vincere. Gli chiesi come stava, se pedalava e lui mi fece: «Martino ma io non ho la bici a casa». «Come non hai la bici?», replicai. In pratica se l’era dimenticata a Bologna dopo il circuito. Mandai Orlando Maini in magazzino, che per fortuna non era lontano, e gliela portò. E Marco riprese a pedalare.

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Incredibile! E cosa fece scattare la molla del Tour?

Sicuramente la morte di Luciano Pezzi influì, diede il “la” ad altre prospettive. Dopo la sua morte Marco e i ragazzi iniziarono ad allenarsi forte. Lo avremmo fatto comunque, ma lo spirito era diverso. Solo che all’inizio di quel Tour, con il livello che c’era noi in pratica eravamo ancora in vacanza.

All’inizio c’era il prologo. Marco arrivò tra gli ultimi incassando 1’30” e nelle prime tappe faticò moltissimo, anche se erano tutte di pianura. Un giorno fummo anche fortunati. C’erano dei ventagli, noi eravamo staccati, poi cadde la maglia gialla e per rispetto il gruppo si fermò. Morale della favola arrivammo alle montagne con già una maxi crono alle spalle e “solo” 5′ di ritardo. A quel punto ho pensato che qualcosa di buono si potesse fare, ma non vincere. Non era come oggi per Pogacar, che ha la doppietta nelle corde.

Quei giorni di stacco dopo il Giro furono davvero molti. Oggi probabilmente non sarebbe possibile…

Come detto nessuno ci pensava. Però quell’anno, come quest’anno, c’era una settimana in più tra Giro e Tour. Marco mi ripeteva: «Vabbè, Martino ma tanto abbiamo tempo per allenarci». Ma vai pensare che lo avremmo vinto! Iniziai a crederci veramente non tanto il giorno delle Deux Alpes, quando prese la maglia gialla, ma quello dopo. Ullrich era furioso. Sulla Madelaine attaccò con violenza. Ma Marco lo tenne bene e anzi gli “regalò” la tappa. Nonostante tutto fino a Parigi non ci avrei messo la mano sul fuoco.

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Tu poi Martino ci hai riprovato anche con altri a fare la doppietta: Contador, Nibali…

In realtà solo con Nibali perché Alberto lo sfiorai in Astana. Con Nibali il discorso era un po’ diverso. Non c’è mai stata davvero questa decisione per la doppietta. Sì, ha fatto il Giro e il Tour o il Giro e la Vuelta, ma l’idea un po’ come fu per Pantani, era di vincere intanto il primo Giro. Il discorso è questo: la doppietta è difficile anche solo da pensare. O ti viene, o sei un fenomeno. In questi ultimi anni ci hanno provato Contador, Froome, ma poi ci sono riusciti fenomeni come Pantani, Indurain, Hinault, senza tornare troppo dietro ad un ciclismo tanto diverso. Eppure oggi è diverso ancora.

Oggi ci sono i corridori che possono pianificare questa doppietta. Uno è proprio Pogacar e l’altro è Vingegaard . Sono forti a crono, in salita, in pianura. Staccarli non è facile. E in tal senso faccio il tifo affinché Tadej ci riesca. Anche perché corridori così come fai a non amarli? Anche se non sono i tuoi. Se perdi da loro lo accetti. Quindi se mi chiedeste: «Pogacar può fare doppietta?». Io risponderei di sì, è nelle sue corde. Poi non è facile perché di là si ritroverà Vingegaard appunto.

Quest’anno come nel 1998 tra Giro e Tour c’è una settimana in più. Questo incide?

Sì, Pogacar potrebbe staccare un po’ di più. Non dico come Pantani, ma quasi. Può fare una settima di stop, sicuro. Anche perché non va dimenticato che il Tour è esigente sin da subito. E deve presentarsi al top.

Come al Giro del resto…

Vero. C’è Oropa alla terza tappa. Ma questo potrebbe essere un vantaggio. Se riuscisse a creare un bel distacco, poi potrebbe correre di conserva, lasciare la maglia, il che significa guadagnare almeno un’ora e mezzo di recupero tutti i giorni.

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Giro-Tour – L’accoppiata (quasi) impossibile

Di ettore ferrari.

Vincere nello stesso anno Giro d’Italia e Tour de France sembra essere ormai un’impresa quasi impossibile. Quest’anno sono esattamente 20 anni tondi da quando Marco Pantani realizzava, dopo imprese leggendarie in salita, la grande accoppiata.

L’ultimo in ordine di tempo a “puntare” la doppietta impossibile è stato Chris Froome , non uno qualunque. Ma anche lui, pur essendo quello che ci è andato più vicino (1° al Giro e 3° al Tour) ha dovuto arrendersi. Il britannico aspirava fortemente alla “doppietta”, dopo che lo scorso anno era riuscito a centrare Tour e Vuelta. Il Giro lo ha conquistato con una sensazionale fuga d’altri tempi già consegnata alla storia, dopo che per i primi 2/3 della corsa rosa aveva patito non poco la freschezza di Simon Yates. Alla vigilia della Grande Boucle è arrivata l’agognata sentenza di assoluzione per la presunta positività al salbutamolo alla Vuelta ’17; un fardello che rischiava di compromettere la stessa partecipazione alla corsa francese. Sembrava tutto a posto: il Giro vinto, l’assoluzione, una squadra stratosferica al suo fianco, nessun intoppo nella preparazione, e invece… E invece la prepotente ascesa di Geraint Thomas, fedele scudiero nelle precedenti trionfali campagne di Francia, unita a qualche passaggio a vuoto sia sulle Alpi che sui Pirenei hanno confezionato la sconfitta. A Parigi, Froome è comunque salito sul podio riuscendo laddove avevano fallito altri campioni, primo fra tutti Alberto Contador. Nessuno dal magico Pantani ’98 era riuscito non solo a vincere i due GT, ma solo a salire sul podio di entrambe le gare. Quest’anno ce l’hanno fatta in due: Froome e Tom Dumoulin (secondo in Italia e in Francia, come Bartali nel 1949).

Coppi primo a centrare la doppietta – Il campionissimo è stato il primo a iscrivere nello stesso anno il proprio nome sull’albo d’oro delle due più importanti corse a tappe al mondo. Il Tour era nato nel 1903, il Giro nel 1909 e solo Gino Bartali prima di Coppi si era avvicinato all’impresa nel 1937 (solo una rovinosa caduta gli impedì di vincere il Tour dopo il trionfo al Giro). Comunque vincendo il Tour nel ’38, fu il primo corridore a vincere, anche se non nella stessa stagione, Giro e Tour.

Ma una volta rotto il ghiaccio, dal 1949 al 1998, ovvero da Coppi a Pantani, la doppietta Giro-Tour è stata realizzata 12 volte in 50 edizioni! Il 24%, una percentuale elevatissima.

Da Coppi a Pantani – Coppi il primo, Pantani l’ultimo. In mezzo ancora Coppi nel 1952; Jacques Anquetil nel ’64; Eddy Merckx, addirittura 3 volte (record) nel 1970-72-74; Bernard Hinault nell’82 e ’85; Stephen Roche nell’anno di grazia 1987; Miguel Indurain, l’unico a riuscirci due anni di seguito (1992-93).

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Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo " nessun capello fuori posto ". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.

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Le parole del direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni hanno fatto rumore - « Non credo che vincere il Tour de France tre o quattro volte faccia molta differenza per la carriera di un ciclista... Al momento non c’è nessuno che sembri avere voglia di provare a vincere la doppietta Giro-Tour » ha detto in una intervista a Cyclingnews - e hanno riacceso l’attenzione sull’accoppiata Giro-Tour.

Vincere due grandi giri nello stesso anno è sicuramente un affare per pochi, un successo riservato solo ad un gruppo ristretto di grandi campioni. Sicuramente difficile ma non impossibile da ottenere, ma oggi anche i corridori più forti, sembrano essere poco interessati ad ottenere questo incredibile primato.

Tadej Pogacar pensa principalmente al Tour de France, ma sarebbe bello se proprio lui tentasse l’impresa Giro-Tour, riuscita per l’ultima volta a Marco Pantani nel 1998. Una doppia corona per lo stesso re potremmo rivederla forse il prossimo anno, nel momento in cui uno sloveno dovesse vincere il Tour per poi provare a vincere la Vuelta di Spagna.

Questa sembra essere l’accoppiata che più piace ai corridori e nel 2017 è stato Chris Froome a conquistare le due corse. Anche Primoz Roglic ha dimostrato che l’abbinamento Tour-Vuelta non è impossibile. Lo sloveno nel 2020 è arrivato secondo alla corsa gialla, dopo averla dominata quasi fino alla fine e, trascorso un breve periodo di recupero, è andato all’attacco della maglia rossa della Vuelta, che ha conquistato senza lasciare spazio ai suoi avversari.

Indubbiamente l’accoppiata più affascinante resta quella Giro-Tour, perché sono le corse che hanno più storia, non hanno mai cambiato la loro collocazione in calendario (ad essezione della stagione 2020 causa pandemia) e e sono le “grandi” per eccellenza.

Sette corridori hanno vinto Giro e Tour nello stesso anno: il primo è stato Fausto Coppi con il doppio successo del 1949 e poi 1952. Nel 1964 è stata la volta del francese Jacques Anquetil, per poi arrivare al dominio di Eddy Merckx con i doppi successi del 1970, 1972 e 1974. La Francia è tornata al doppio successo con Bernard Hinault nel 1982 e 1985, mentre per l’Irlanda è stato Stephen Roche nel 1987 a riportare la vittoria di due grandi giri. La Spagna con Miguel Indurain ha dominato il 1992 e 1993, mentre il nostro Marco Pantani, come abbiamo detto, è stato l’ultimo corridore ad aggiudicarsi la vittoria al Giro e al Tour nello stesso anno, il 1998.

Rimanendo nel tema grandi giri e primati, dobbiamo ricordare che solo 7 corridori hanno conquistato la tripla corona, ovvero Giro, Tour e Vuelta e questi sono Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Alberto Contador, Vincenzo Nibali e Chris Froome. Parlando di giovani talenti, nell’elenco appena scritto Alberto Contador è il corridore che ha impiegato il minor tempo per conquistare i tre grandi giri, esattamente 14 mesi e dopo solo 5 anni di professionismo.

Il prossimo anno potrebbero quindi essere gli sloveni Pogacar o Roglic a tentare la doppia vittoria, oppure il colombiano Bernal, che per arrivare alla tripla corona, ha bisogno di vincere “solo” la Vuelta di Spagna. Nella prossima stagione la UAE Emirates ha deciso di puntare su tutti e tre i grandi giri: il Giro d’Italia che partirà dall’Ungheria  sembra appositamente disegnato per corridori come Almeida, al Tour de France il capitano sarà Pogacar che cercherà di conquistare la terza Grande Boucle ed entrambi potremmo ritrovarli alla Vuelta per finire la stagione conquistando tutti e tre i grandi giri. Potrebbe essere questo il primo passo, per il giovane sloveno, verso il grande tentativo di vincere Giro e Tour nella stessa stagione.

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Doppietta Giro-Tour: tutti i corridori che sono saliti sul podio nello stesso anno. Ci riuscirà anche Pogacar?

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La doppietta Giro-Tour è qualcosa che mette i brividi solo a nominarla. Sarà perché sono le due corse a tappe più importanti, sarà per la distanza ravvicinata tra una e l'altra, sarà perché da venticinque anni non ci riesce più nessuno, perché l'ultimo a realizzarla fu Marco Pantani. L'impresa più grande che un corridore possa compiere. Nel 2024 ci proverà Tadej Pogacar...

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Fausto Coppi: la storia, la biografia e la bicicletta

Laura Morazzini

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Fausto Coppi: la storia, la biografia e la bicicletta

  • Fausto Coppi
  • Fausti Coppi, il garzone su due ruote
  • Il regalo giusto
  • Fausto Coppi e il 1939, l’anno del professionismo
  • Una lenta ripresa
  • Fausto Coppi e la rivalità con Bartali
  • L’anno d'oro
  • Gli infortuni di Coppi e la perdita del fratello
  • La Dama Bianca
  • Da sportivo a imprenditore
  • Cosa ha vinto
  • Ascolta il podcast su Fausto Coppi
  • Concetti chiave

1 Fausto Coppi

Alto e dinoccolato, dotato di un'incredibile sprint sulle brevi distanze, Fausto Coppi è stato un campione sportivo assoluto nel secondo dopoguerra , dove le due ruote sono d’obbligo per spostarsi e i ciclisti sono venerati come eroi. 

  • Tutto Storia: schemi riassuntivi e quadri di approfondimento Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.

2 Fausti Coppi, il garzone su due ruote

Fausto Angelo Coppi nasce a Castellania in provincia di Alessandria il 15 settembre 1919 , in una modesta famiglia di braccianti agricoli , nella quale la zia paterna Albina è la maestra del paese e sorveglia che tutti i suoi nipoti vadano regolarmente a scuola, anche se si tratta di un’unica classe per tutte le fasce d’età.   

Fausto preferisce fare i giri delle colline a cavallo di una vecchia bicicletta, ma appena diventa adolescente deve iniziare a lavorare per aiutare la famiglia .

Nel 1933 va a Novi Ligure come garzone presso la salumeria Merlano : il negozio di Minghen (Domenico) diventa un punto di riferimento, lui lavora bene e si impegna particolarmente nelle consegne, ovviamente in sella a una vecchia bicicletta.   

3 Il regalo giusto

Lo zio Fausto , capitano della marina mercantile, conosce bene la passione del nipote e rimane impressionato dall’impegno che mette nel lavoro, così gli manda 400 lire in una busta : sono un regalo per comprarsi una bicicletta nuova .

Così viene spesso visto in giro sul regalo dello zio, una splendida Maino argentata con la quale percorre in lungo e in largo la provincia, dove viene notato da Biagio Cavanna , dirigente sportivo e preparatore atletico.

Coppi viene osservato e giudicato degno di un allenamento serio; segue le direttive di Cavanna e inizia ad allenarsi come un professionista , partecipa alla sua prima gara con il Giro di Gavi e poi a Castelletto d’Orba dove vince la sua prima corsa e porta alla sua famiglia un premio di 500 lire.

Nel luglio del 1937 partecipa al Giro della Toscana con grandi aspettative ma pochi mezzi: a metà percorso è costretto a ritirarsi a causa di una ruota sgonfia. 

4 Fausto Coppi e il 1939, l’anno del professionismo

Dopo un biennio nella Dopolavoro Tortona, il 1939 è l’anno dell’ ingresso dei professionisti : Coppi viene ingaggiato da Eberardo Pavesi della squadra Legnano , con il compito di fare da gregario a Gino Bartali per 700 lire al mese , e lascia il lavoro di garzone per dedicarsi esclusivamente al ciclismo. 

Incrocia per la prima volta Bartali durante il Giro del Piemonte , vinto da questo mentre Coppi si posiziona al terzo posto e riceve i complimenti da “Ginettaccio”. 

Ma nel 1940 avviene la svolta, Coppi vince il Giro d'Italia con 3'45" di vantaggio , battendo Bartali sulla salita dell’Abetone ; una vittoria goduta appena qualche ora perché il giorno dopo Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia.

Coppi è deciso a migliorarsi e finché gli è possibile si allena seguendo una tabella rigorosa dal punto di vista atletico e alimentare: il 7 novembre del 1942 riesce a stabilire un nuovo record dell’ora al velodromo Vigorelli di Milano , record che rimane imbattuto per 14 anni.

5 Una lenta ripresa

Allo scoppio della guerra è arruolato militare alla caserma di Tortona nel 38° Fanteria , rifiutando qualsiasi aiuto da parte di amici e conoscenti; è un uomo votato al dovere e non si sottrae alla chiamata alle armi. 

Fatto prigioniero dagli inglesi in Africa , viene rinchiuso nel campo di prigionia di Medjez-el-Bab, vicino ad Algeri e ci rimane per due anni , piegato dalle malattie e dalla scarsità cronica di cibo. 

Riesce a rientrare in Italia il 1° febbraio 1945 e viene assegnato alla RAF di Caserta , dove anche se indebolito, vuole riprendere ad allenarsi ma gli manca il mezzo: un giornalista del quotidiano la Voce lo intervista e poi fa un appello per cercare qualcuno che possa sostenerlo fornendogli una bicicletta .  

Coppi si allena con costanza come tesserato della Polisportiva S.S. Lazio e dopo la liberazione , con la bicicletta avuta in dono, torna in due giorni a casa sua in Piemonte.  

Il 22 novembre 1945 si sposa con Bruna Ciampolini , una maestra conosciuta appena prima di partire per il fronte, dalla loro unione nasce la figlia Marina .  

6 Fausto Coppi e la rivalità con Bartali

Con il 1946 la nazione è ancora in piena ricostruzione, anche politica , e gli eventi sportivi sono seguiti con una passione senza precedenti. Coppi non può rimanere nella squadra di Bartali ed entra alla Bianchi , per la quale stravince la Milano-Sanremo dando 14 minuti di distacco al secondo .

Nel 1947 vince solo il Giro d’Emilia ma nelle gare del 1948 la rivalità con Bartali si acuisce: il 22 agosto 1948 a Valkenburg in Olanda, si distaccano dal capofila per controllarsi a vicenda, di fatto compromettendo la gara fino al ritiro di entrambi .

L’Unione velocipedistica italiana li squalifica per due mesi , per poi rivedere il provvedimento su difesa di Bartali , e limitando la sospensione a un mese solo .

Il 1948 è anche l’anno nel quale conosce Giulia Occhini , moglie di un suo fan , con la quale inizia una relazione clandestina , essendo entrambi sposati e non essendo legale il divorzio.

7 L’anno d'oro

Il 1949 è il suo anno, vince la Milano-Sanremo e poi al Giro d'Italia batte sulla salita del Sestriere, compreso Bartali con un distacco di 23 minuti.

Alfredo Binda , commissario tecnico della nazionale italiana, riesce a convincere lui e Bartali a sfidarsi e correre insieme nel Tour de France ; ma dopo poche tappe una brutta caduta rende la bicicletta di Coppi inutilizzabile, il team ci mette troppo per portargli quella di riserva e lui perde tutto il vantaggio accumulato meditando di ritirarsi. Per fortuna lo convincono a continuare: recupera nelle successive in testa con Bartali e arrivano primo e secondo .

Coppi è il primo ad aggiudicarsi la vittoria al Giro e nel Tour nello stesso anno . Come se non bastasse arriva terzo nel campionato del mondo , vince il campionato mondiale di inseguimento , quello italiano su ruote e il Giro di Lombardia .

8 Gli infortuni di Coppi e la perdita del fratello

Il 1950 si apre con una serie di sfortune, si ritira da alcune gare per inconvenienti tecnici o non si piazza ai primi posti, ma il peggio deve venire: nel Giro del 1950 durante la tappa Vicenza-Bolzano viene urtato da un altro ciclista per evitare una macchina, Coppi cade fratturandosi il bacino in tre punti. Esce dall’ospedale solo dopo un mese ma la stagione è ormai persa.

Suo fratello Serse è anch’egli un ciclista e ha iniziato come suo gregario alla Bianchi nel 1945. Durante il Giro del Piemonte del 1951 la ruota della sua bicicletta si incastra e scivola sui binari del tram e batte la testa sul marciapiede ; risale in sella per concludere la corsa ma una volta in albergo ha un malore e muore per un’emorragia cerebrale.

Fausto è disperato ma viene convinto a partecipare comunque al Tour: si posiziona decimo.

9 La Dama Bianca

Deciso a riconquistare quanto possibile, si concentra sulla preparazione fisica e riconquista la maglia rosa nel 1952 , mentre la partecipazione al Tour sembra incerta per i conflitti con Bartali. Binda si impone e Coppi fa il bis, vincendo ancora Giro e Tour nello stesso anno .

Nel 1953 conquista il solo titolo che gli manca, quello di campione su strada , ma in occasione della premiazione vicino a lui compare pubblicamente Giulia Occhini .

Quando la relazione diventa pubblica si scatena la riprovazione sociale e della tifoseria: la Dama Bianca sconta tre mesi di carcere e perde il diritto di vedere i due figli avuti dal precedente matrimonio , lui riceve diverse denunce e minacce .

Si sposano in segreto in Messico e il loro unico figlio Angelo Fausto detto “Faustino” viene fatto nascere nel 1955 a Buenos Aires, aspettando tempi più clementi per potergli dare il cognome Coppi .

10 Da sportivo a imprenditore

Dopo buoni risultati nel biennio ‘54-’55, costellati da segni di stima e reciproco sostegno con Bartali (l’episodio più famoso di lealtà sportiva fra i due è il passaggio dei rifornimenti durante il tour del 1954 da Coppi a Bartali), nel 1956 lascia la Bianchi per fondare la propria squadra la Carpano-Coppi .

Ma la resistenza fisica non è più al massimo e al calo si aggiungono le stressanti vicende giudiziarie dovute alla relazione con Occhini; riesce a conquistare il trofeo Baracchi in coppia con Ercole Baldini, sarà l’ultima vittoria .

Nel 1959 Bartali è direttore sportivo della squadra San Pellegrino e vuole ingaggiare Coppi con lo stesso ruolo , Fausto accetta ma prima si reca in Alto Volta, uno stato indipendente del Burkina Faso , dove avrebbe dovuto partecipare a una corsa con diversi ciclisti francesi.

Rientrato in Italia si sente male e viene ricoverato con una febbre altissima ; il fratello di uno dei suoi compagni di viaggio (anch’egli malato) telefona comunicando la diagnosi del fratello e la cura a base di chinino, ma secondo i medici italiani la malattia di Coppi è influenza e non viene adeguatamente curato.

Muore di malaria il 2 gennaio 1960 ad appena quarant’anni .

11 Le squadre

  • 1938-39: Dopolavoro Tortona.
  • 1939-40: Legnano. 
  • 1945 S.S: Lazio.
  • 1945-56: Bianchi. 
  • 1956-57: Carpano Coppi.
  • 1958: Bianchi Pirelli. 
  • 1959: Tricofilina Coppi.

12 Cosa ha vinto

  • 1940: Giro d’Italia.
  • 1942: Campionato italiano e primatista mondiale dell'ora.
  • 1946: Milano-Sanremo e Giro di Lombardia.
  • 1947: Campionato del mondo di inseguimento, Campionato italiano e Giro d’Italia.
  • 1948: Milano-Sanremo.
  • 1949: Giro di Lombardia, Campionato italiano, Giro d’Italia, campionati del mondo di inseguimento e Tour de France.
  • 1952: Tour de France e Giro d’Italia.
  • 1953: Campionato mondiale su strada e Giro d’Italia.
  • 1954: Giro di Lombardia e Campionato italiano.

13 Ascolta il podcast su Fausto Coppi

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La risposta di Jonas Vingegaard: “Vorrei competere per la vittoria a Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno”

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Tadej Pogacar ieri ha stupito tutti annunciando la partecipazione al Giro d’Italia, che sarà seguita da quella al Tour de France, dunque con la conseguente caccia alla doppietta che manca dal 1998 con Marco Pantani.

La risposta però era già arrivata qualche giorno prima dal rivale di questi anni, Jonas Vingegaard , che nelle ultime due stagioni ha sempre battuto lo sloveno al Tour de France. Il danese fino ad ora si è concentrato sempre sulla Grande Boucle, ma nelle prossime annate proverà anche a variare nei grandi giri (lo abbiamo visto già alla Vuelta del 2023).

Il capitano della Visma | Lease a Bike ha dichiarato a Wieler Revue: “Per me sarebbe un sogno correre tutti e tre i Grandi Giri nell’arco di una sola stagione e competere per la vittoria sia al Giro che al Tour e anche che alla Vuelta. Non sono sicuro che sia fisicamente possibile farlo. Ne parleremo insieme alla squadra per capire se e come sia fattibile. È un piano bizzarro, ma è sicuramente il sogno più grande che ho per la mia carriera ciclistica“.

L’obiettivo dunque per il fenomeno danese è addirittura quello di provare la tripletta che sarebbe clamorosa e di questi tempi non è stata neanche immaginabile.

Foto: Lapresse

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Roglic, Ayuso, Vingegaard, Ganna, Erviti, Gregoire, Martinez: i 10 record da battere alla Vuelta di Spagna n° 78

Luca Stamerra

Aggiornato 25/08/2023 alle 19:06 GMT+2

VUELTA DI SPAGNA - Roglic punta alla doppietta Giro+Vuelta riuscita solo tre volte nella storia, Vingegaard cerca la doppietta Tour+Vuelta riuscita solo a Froome nel ciclismo moderno. Poi c'è Ayuso che può diventare il più giovane di sempre a conquistare la Vuelta. E qualcuno può battere Ganna per numero di crono vinte dal 2020 ad oggi? Ecco tutti i record da realizzare in questa Vuelta.

Il montepremi completo dell'edizione n.78: al vincitore 150 mila euro!

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1) Roglic vuole guardare tutti dall'alto: diventerà il più vincente di sempre?

2) ayuso diventa il più giovane di sempre a vincere.

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L'arrivo di Ayuso sotto gli occhi di Evenepoel. Magrini scherza: "E te da dove sei spuntato?"

3) Martinez, Poole, Uijtdebroeks, Grégoire: chi batte Indurain?

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Rimonta da urlo di Grégoire: Oscar Rodriguez ripreso sulla linea del traguardo, rivivi l'arrivo

4) Imanol Erviti per completare la Vuelta n° 15

5) fraile e kämna per il grande slam.

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Kämna re dell'Etna! Battuto Juan Pedro Lopez, rivivi l'arrivo

6) Lenny Martinez per la storia

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Lenny Martinez stupisce ancora, ma vince Lafay: rivivi l'arrivo

7) Roglic per doppietta Giro+Vuelta: ci sono riusciti solo in tre

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La rimonta di Roglic, la disfatta di Thomas: rivivi la crono in 6'

8) Vingegaard doppietta Tour+Vuelta: nel ciclismo moderno c'è solo Froome

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Ciccone e Vingegaard volano, Pogacar prende una legnata: rivivi la crono in 5'

9) Ganna il miglior cronoman nei Grandi Giri dal 2020?

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Finale pazzesco! Evenepoel vince la crono per 1'' su Thomas: rivivi l'arrivo

10) Le 13 vittorie di Freddy Maertens: qualcuno lo può battere

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Yates attacca Roglic: lo sloveno soffre, si difende e va a vincere, rivivi l'arrivo

Bonus: il tris della Jumbo Visma

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Tour de France 2024: presentate le quattro tappe italiane. Partenza da Firenze

Le novità del percorso, le tappe, le differenze altimetriche, la sede dell’arrivo, svelate nella diretta su rai 2 e in streaming su rainews.it.

Tour de France 2024: presentate le quattro tappe italiane. Partenza da Firenze

È uno dei maggiori eventi sportivi al mondo per numero di spettatori e appassionati che lo seguono, il terzo per la precisione, dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio.

L'edizione del 2024 del Tour de France sarà unica, con partenza da Piazzale Michelangelo a Firenze sabato 29 giugno 2024. Ma questa non è l’unica novità.

Presentazione TdF 2024

Quattro le tappe in Italia, la presentazione oggi a Palazzo Vecchio, a Firenze. 

Firenze ospiterà la Grand Départ, con un omaggio a Gino Bartali e arrivo a Rimini nella prima frazione. 

La seconda tappa, che ricorderà Marco Pantani, scatterà da Cesenatico e finirà in centro a Bologna dopo aver scalato per due volte il San Luca. 

La terza, tra Emilia-Romagna e Piemonte, si concluderà invece a Torino con partenza da Piacenza. Sarà la prima per velocisti dopo due frazioni molto impegnative per le differenze altimetriche che i ciclisti dovranno affrontare. 

La quarta tappa infine inizierà da Pinerolo, in memoria di Fausto Coppi, per approdare in Francia.

Altra novità dell’edizione 2024 sarà la città d’arrivo: non Parigi, impegnata come sede delle Olimpiadi, ma Nizza, sarà infatti la città della Costa Azzurra ad accogliere il vincitore della corsa.

Nel corso della cerimonia un ricordo di alcuni protagonisti del passato, Gino Bartali vincitore del Tour nel 1938 e dieci anni dopo, simbolo dell'Italia che rinasce dopo la tragica esperienza bellica, durante la quale “Ginettaccio” si adoperò nel salvare molti ebrei e che per questo nel 2013 è stato nominato “Giusto fra le Nazioni”; un ritratto di Gastone Nencini, il "leone del Mugello vincitore nel 1960 e quello dell'indimenticato Alfredo Martini, per 22 anni commissario tecnico della nazionale azzurra di ciclismo su strada. Il servizio di Federico Monechi, Rai Sport.

Presentazione TdF 2024

A Palazzo vecchio, insieme al sindaco di Firenze Nardella e presidente del Comitato Promotore, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna e Christian Prudhomme direttore generale del Tour de France.

"L'Italia è un grande Paese di ciclismo, un Paese appassionato, un Paese magnifico, un Paese che ci offrirà' terreni sportivi molto interessanti e la bellezza dei suoi paesaggi. Ci saranno luoghi che sono patrimonio mondiale dell'umanità nei tre giorni del Tour de France in Italia: naturalmente, il centro storico di Firenze, i portici di Bologna, per esempio, o i paesaggi vitivinicoli del Piemonte dove si potranno degustare dei vini di grande qualità", ha dichiarato Prudhomme.

Un applauso poi in ricordo del campione Davide Rebellin recentemente scomparso.

Sette i ciclisti italiani che sono passati per primi sotto l'Arco di Trionfo a Parigi. Il primo Ottavio Bottecchia nel 1924, l'ultimo (per ora) Vincenzo Nibali nel 2012. 

Tre dei vincitori sono autori di una doppietta alla Grande Boucle, qualcuno dell'accoppiata Giro e Tour nello stesso anno. 

Li ricorda tutti il servizio di Franco Bortuzzo di Rai Sport.

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Nell’occasione erano presenti Giammaria Manghi, Capo Segreteria politica della Presidenza Regione Emilia-Romagna; Davide Ranalli, Sindaco del Comune di Lugo; Francesco Billi, Sindaco del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole; Davide Cassani, Presidente APT Servizi Emilia-Romagna (nonchè vincitore del Giro della Romagna da corridore), Marco Selleri e Marco Pavarini, direttori di ExtraGiro che organizza la corsa, e Oliviero Gallegati dell'azienda Somec Biciclette, rappresentanza della storica società organizzatrice SC Francesco Baracca.

Presenti in sala anche ciclisti professionisti come Filippo Baroncini, campione del mondo U23 nel 2021, ed ex professionisti come Fabiano Fontanelli, Michele Coppolillo, Gianpaolo Mondini, Renato Laghi, Luigi Sarti.

Il ciclismo saluta così il ritorno di una delle classiche del ciclismo dall’albo d’oro più rinomato, vinta nella sua storia iniziata nel 1910 da grandi campioni come Costante Girardengo, Alfredo Binda, Learco Guerra, Fiorenzo Magni, Gianni Motta, Felice Gimondi e Giuseppe Saronni. Tra i vincitori anche importanti ciclisti romagnoli come Vito Ortelli, Giuseppe Minardi, Ercole Baldini e, in anni più recenti, Davide Cassani, Roberto Conti ed Eddy Serri.

La gara prenderà il via da Lugo e si concluderà a Castrocaro Terme e Terra del Sole, nell’anno in cui l’Emilia-Romagna sarà anche protagonista del primo storico Grand Départ del Tour de France dall'Italia.

All’87° Giro della Romagna sono attesi al via 140 corridori in rappresentanza di 20 team , provenienti da 7 Paesi, tra cui spicca la presenza confermata dell’UAE Team Emirates.

L’87° Giro della Romagna è anche una luce che rimane accesa sui Comuni sconvolti, poco meno di un anno prima, dall’alluvione del maggio 2023 e che oggi sono al lavoro per la ricostruzione e per rendere il territorio più forte e sicuro.

Fervono i preparativi nei due Comuni sede di partenza e arrivo, con la proficua collaborazione tra le Amministrazioni Comunali, guidate dai sindaci Davide Ranalli e Francesco Billi, la Regione Emilia-Romagna e tutti i soggetti coinvolti.

L’organizzazione tecnica è curata da ExtraGiro , con il sostegno di Regione Emilia-Romagna - Sport Valley, Comune di Lugo, Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole e con la collaborazione di SC Francesco Baracca di Lugo, la storica società organizzatrice della gara, e di Oliviero Gallegati dell'azienda Somec Biciclette.

Sabato 20 aprile a Lugo il Giro della Romagna sarà presentato nell'ambito della Giornata dello Sport, la festa che il Comune di Lugo dedica alle associazioni e alle realtà sportive del territorio e che si terrà nella cornice del parco del Tondo.

Il percorso

Il percorso dell’87° Giro della Romagna, da Lugo a Castrocaro Terme e Terra del Sole, misura complessivamente 196 km. La partenza ufficiosa è prevista alle 10.50 (alle 11.00 il via ufficiale) da Piazza Baracca/Corso Matteotti a Lugo, città dove ha sede la società ciclistica Francesco Baracca, storica organizzatrice della gara.

I primi 129 km di corsa, che toccano numerosi comuni colpiti dall’alluvione a maggio 2023, sono completamente pianeggianti. Il profilo altimetrico cambia negli ultimi 67 km di corsa, con l’ingresso nel circuito finale di 12,5 km a Castrocaro Terme e Terra del Sole, da percorrere per 5 giri. Il circuito prevede il Gran Premio della Montagna di Bagnolo, una salita di di 3,7 km, con una pendenza media del 5,7%, che i corridori in gara dovranno quindi affrontare per 5 volte. L’ultimo transito al Gran premio della montagna è a 11 km dal traguardo finale in via Marconi a Castrocaro Terme e Terra del Sole.

L'ultima edizione del Giro della Romagna, nel 2011, fu vinta da Oscar Gatto davanti a Simone Ponzi e Enrico Battaglin; nel 2013 si era poi svolto il Memorial Marco Pantani-Giro della Romagna, vinto da Sacha Modolo, prima dello stop definitivo fino alla ripartenza del 2024.

In Emilia-Romagna, Regione che nel 2024 sarà protagonista del primo storico Grand Départ del Tour de France dall'Italia insieme a Firenze e al Piemonte, il Giro della Romagna rappresenta una ulteriore tappa di avvicinamento alla partenza della Grande Boucle, nello stesso mese in cui è prevista anche L'Etape Parma by Tour de France , appuntamento per cicloturisti, cicloamatori e famiglie che si svolge sabato 27 e domenica 28 aprile ed è organizzato da ExtraGiro, in collaborazione con A.S.O., la Regione Emilia-Romagna - Sport Valley, il Comune di Parma e il Comitato Organizzatore della Grand Départ.

LE DICHIARAZIONI

Giammaria Manghi, Capo Segreteria politica della Presidenza Regione Emilia-Romagna: “Nel programma degli eventi sportivi sostenuti dalla Regione Emilia-Romagna, torna quest’anno il Giro di Romagna, in una stagione dove il ciclismo raggiungerà la sua massima espressione con la prima volta del Grand Départ in Italia, con la nostra Regione protagonista delle prime tre tappe del Tour de France. In programma, poi, anche una tappa del Giro d’Italia che si correrà il 17 maggio, nell’anniversario dell’alluvione, per accompagnare la ripartenza della Romagna. Il ciclismo racconta il paese, il costume e la vita quotidiana: molte località sono diventate famose proprio grazie alle corse ciclistiche. Ebbene, per chi è appassionato di ciclismo, il Giro della Romagna era una classica del calendario italiano e internazionale. Il suo ritorno oggi è notizia sportiva e di patrimonio culturale e storico, è il riaffacciarsi di una narrazione importante del nostro territorio”.

Davide Ranalli, Sindaco del Comune di Lugo: "Era necessario riprendere questa tradizione e abbiamo pensato di farlo con una formula nuova che prevede la partenza da Lugo ma l'arrivo in un'altra località romagnola. Per noi è motivo di grande orgoglio, i lughesi hanno sempre avvertito questa gara come loro e adesso, finalmente, il Giro della Romagna ritorna. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per questo a partire da Oliviero Gallegati che con la sua passione ci ha messo in relazione: il mio collega di Castrocaro Terme Francesco Billi, Extragiro, la Regione Emilia-Romagna, Davide Cassani. Sarà molto bello e molto importante riaccendere questa scintilla ".

Francesco Billi, Sindaco del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole: “Siamo orgogliosi che anche il Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole possa vivere da protagonista l'anno d'oro per il ciclismo romagnolo, ospitando il traguardo del prestigioso Giro di Romagna. Un sentito ringraziamento deve essere rivolto a tutti gli organizzatori, agli sponsor e agli atleti che hanno reso possibile la rinascita sportiva di una gara classica così ricca di fascino e tradizione per il nostro territorio e la nostra gente". 

Davide Cassani, Presidente APT Servizi Emilia-Romagna (nonché vincitore del Giro della Romagna da corridore): “Il Giro della Romagna era tra le corse più importanti d'Italia, lo dice l'albo d'oro che conta anche tanti romagnoli. La Ciclistica Baracca ha fatto tanto per il ciclismo, e di recente Oliviero Gallegati è la persona che più ha cercato di ridare il via a questo rilancio che ora sta diventando realtà. Spero che oggi il Giro della Romagna rappresenti anche la rinascita di tante altre iniziative legate al ciclismo, anche giovanile. Intanto, con l'impegno delle istituzioni e con l'organizzazione di ExtraGiro, oggi riparte una gara che è stata grande e che ha ancora tanto da poter raccontare”.

Marco Selleri, direttore di ExtraGiro: “È un evento importante, c'era bisogno di aiutare questa corsa a ripartire. Noi abbiamo colto la sfida, con la nostra squadra che, devo dire, è invidiabile sotto l'aspetto ciclistico organizzativo e per l'attenzione alla sicurezza. In previsione del Giro della Romagna continamo su 140 partenti, 20 squadre da 7 Paesi, con il fiore all’occhiello dell’UAE Team Emirates. È presto per dire da quanti Paesi arrivino i ciclisti in lista di partenza, ma sarà un bel colpo d’occhio, con visibilità in differita su Rai Sport per mostrare un territorio che vuole ripartire, nel ciclismo e non solo”.

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Suzuka circuito

Suzuka, che leggenda: perché la pista voluta da Soichiro Honda è cosi amata e ricca di fascino

Il tracciato giapponese è fra i luoghi che hanno legami forti con la f1 delle origini, grazie a caratteristiche tecniche particolari e molti episodi che ne hanno rafforzato un'aura mitica: vediamo quali sono, ripercorrendone la storia, curva per curva.

SUZUKA, JAPAN - OCTOBER 09: Max Verstappen of the Netherlands driving the (1) Oracle Red Bull Racing RB18 leads Charles Leclerc of Monaco driving the (16) Ferrari F1-75 during the F1 Grand Prix of Japan at Suzuka International Racing Course on October 09, 2022 in Suzuka, Japan. (Photo by Mark Thompson/Getty Images )

Cosa sarebbe il calcio brasiliano senza il Maracanà? Oppure ancora il tennis senza il Centre Court di Wimbledon, il ciclismo senza la Parigi-Roubaix e la boxe o il grande basket senza il Madison Square Garden di New York? Luoghi che sono parte integrante delle grandi storie di sport che vengono raccontate in queste pagine. Gli sport motoristici ovviamente non fanno eccezione, anche alcuni autodromi sono diventati luoghi speciali in cui si è scritta la storia dello sport , le cui analogie con i palazzetti e i grandi stadi sono molte. Si tratta solitamente di luoghi costruiti in anni non recenti, ma soprattutto in cui si sono consumate le più intense glorie così come le più deludenti sconfitte . Sono teatri di lacrime, provocate dalla magia di una vittoria, come, purtroppo, da una tragedia.

SUZUKA, JAPAN - OCTOBER 07: Charles Leclerc of Monaco driving the (16) Ferrari F1-75 on track during practice ahead of the F1 Grand Prix of Japan at Suzuka International Racing Course on October 07, 2022 in Suzuka, Japan. (Photo by Clive Mason/Getty Images)

nel club dei grandi circuiti

Il club dei grandi circuiti nella storia del Motorsport ha determinate caratteristiche: sono spesso strutture create in epoche lontane dalla nostra, adagiandosi sulla naturale conformazione del territorio originale e in qualche caso anche sfruttando le strade già esistenti. Sono quindi luoghi molto connessi al territorio circostante, di cui assorbono in qualche modo le caratteristiche. Piste come Monaco, Monza, Imola, Spa, il Nurburgring, Silverstone, Le Mans, Watkins Glen, Sebring e molte altre. Ne esiste una che però non è, né europea, né americana ed è appunto la pista di Suzuka . Parliamo di una pista difficile ,  selettiva per uomini e mezzi  e che, esattamente come le altre grandi, ha un indice di  pericolosità maggiore rispetto a impianti progettati in tempi più recenti. Autodromi magari pensati per essere prima di tutto sicuri ed efficienti sotto l’aspetto logistico, ma per questo più “freddi” e poco inseriti nel territorio. Non bisogna nascondersi dietro un dito: bellezza e selettività dei circuiti passano anche attraverso una certa difficoltà tecnica: è il fattore che li rende più divertenti, innalzandone però anche il livello di pericolosità. Le 18 curve  di Suzuka sono tutte particolarmente tecniche , tanto da meritarsi, come quelle di altre piste europee, una certa aura “sacra”, grazie alle imprese sportive che vi sono state realizzate.

1989:  Alain Prost of France and Ayrton Senna of Brazil collide in their McLaren Hondas during the Japanese Grand Prix at the Suzuka circuit in Japan. Prost retired after the collision and Senna was disqualified for having a push start.  \ Mandatory Credit: Pascal  Rondeau/Allsport

la 'scintilla' di soichiro honda

La creazione di Suzuka si deve a Soichiro Honda , il mitico fondatore dell’omonima casa costruttrice che intendeva dotarsi di una 'test-track'. Da un territorio collinare suddiviso in grosse terrazze per la coltivazione del riso, il progettista John Hugenholtz , già autore di tra le altre di Zolder, del Motodrom di Hockenheim e di Jarama, tracciò un tracciato unico nel suo genere, con un disegno a forma  di 8  e un incrocio che sarà una delle sue peculiarità. Suzuka, inaugurata nel 1962, è una delle pochissime piste al mondo che grazie al peso della sua proprietà divenne importante, non solo per le corse automobilistiche, ma anche per quelle motociclistiche, visto che dal 1978 si corre la storica gara endurance della 8 Ore di Suzuka. Anche se è entrata nel calendario della F1 solo nel 1987 , ogni punto della pista rimanda a un episodio famoso , anche perché è stata a lungo inserita come ultima o penultima gara del calendario, rendendola spesso fondamentale per la conquista del titolo.

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un giro nella storia della f1

Percorrendo un giro di pista virtuale non serve nemmeno fare un metro che già, sul rettifilo, vengono in mente le partenze con spegnimento del motore e relativa rimonta di Micheal Schumacher nel 1998 e di Ayrton Senna nel 1988 . Se nel caso del pilota tedesco la sua rimonta spettacolare si concluse con un ritiro e la relativa vittoria del titolo per Mika Hakkinen , quella del pilota brasiliano diede ai libri di storia una narrazione totalmente differente: la mitica McLaren MP4/4 che si spegne, il gruppo che lo fa scomparire dall’inquadratura, il manto stradale in leggera discesa che permette per inerzia l’avviamento del motore, e poi la furibonda rimonta, il sorpasso su Prost sempre in fondo al rettilineo e poi la vittoria che gli regalò il suo primo, incredibile, titolo mondiale . Pochi metri dopo il punto del suo sorpasso dell’88 c’è la staccata della “ first curve ” dove sempre Senna e Prost si resero protagonisti di una delle vicende più controverse della storia della F1: il tamponamento “vendetta”  di Senna sulla Ferrari di Prost, la cinica manovra che gli valse il secondo titolo del 1990 . Dopo le prime due bellissime curve verso destra, inizia uno dei tratti più amati dai piloti, le “S curves” , a raggio variabile e difficilissime da fare senza commettere errori: in questa sequenza i piloti “danzano” da una parte all’altra in modo spettacolare, consci che è uno dei punti dove è possibile fare la differenza. Nella quinta e ultima curva delle 'esse', nelle qualifiche del GP del 1987 uscì di pista , infortunandosi, Nigel Mansell sulla Williams-Honda. L'incidente costò caro al pilota inglese perché si fece male alla schiena e dovette lasciare la vittoria del campionato al suo compagno di squadra Nelson Piquet , in una gara che vide la bellissima vittoria di Gerhard Berger su Ferrari.

Michael Schumacher vince il GP del Giappone 2000 e il titolo Mondiale

dalla dunlop al traguardo

Dopo le 'S' c’è un’insidiosa curva a sinistra, la Dunlop , divenuta tragicamente nota con l’incidente di Jules Bianchi nel 2014. Poi si arriva alle due Degner , che piegano verso destra, dedicate al motociclista tedesco Ernst Degner , eroe del motociclismo giapponese fuggito dalla Germania Est per diventare un pilota Suzuki: la prima curva è molto veloce e spettacolare; la seconda è più lenta e immette nel breve tratto che passa sotto l’incrocio dell’ 'otto' e porta fino al mitico Hairpin , un lungo tornante verso sinistra che è pure il punto più lento del tracciato. Dopo l’Hairpin arriva un altro tratto molto tecnico, con curve veloci “da pelo”: prima la 200R , una curva ampia verso destra da fare in pieno; poi le mitiche Spoon , da percorrere raccordandole come se fosse una curva sola, lasciando scorrere la vettura fino al momento di aprire tutto il gas; infine la mitica 130R , una curva secca a sinistra che con le F1 moderne si percorre normalmente in pieno a oltre 320 km/h con un carico sul collo che può arrivare a 3,5 G. Dopo la 130R si arriva alla Casio Triangle , la chicane che ha sempre offerto ghiotte opportunità di sorpasso e che si è prestata all’ennesima pagina di storia scritta da Prost e Senna , questa volta nel 1989 : il contatto fra i due compagni in McLaren, la ripartenza del brasiliano, la sua qualifica e la vittoria della gara che va ad Alessandro Nannini, mentre il campionato se lo aggiudica lo stesso Prost. L’ ultima curva , in discesa, verso destra, non può che portare alla mente quella mattina del 2000 grazie alla vittoria di Micheal Schumacher e della Ferrari che riportarono il titolo piloti a Maranello dopo 21 anni di digiuno , mentre quello costruttori era arrivato già nel 1999, sempre a Suzuka, nell’anno dell’infortunio di Schumi e della sfortunata stagione di Eddie Irvine. Un giro virtuale per ripercorrere i tanti avvenimenti in questa pista mitica, teatro anche di altre grandi imprese, come quella di Eddie Irvine nel 1997 o di Kimi Raikkonen nel 2005 su McLaren, quando vinse partendo dalla diciassettesima casella in griglia, fino ad arrivare agli anni recenti, con i successi della Mercedes e poi della Red Bull.

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Giappone, se non cambierà la legge entro il 2531 avranno tutti stesso cognome: lo studio

Secondo Hiroshi Yoshida, professore di economia dell’Università nipponica di Tohoku, se non cambierà la legge sul cognome unico, nel giro di 500 anni si chiameranno tutti "Sato" 

In Giappone entro il 2531 avranno tutti lo stesso cognome: “Sato”. A dirlo è uno studio condotto di Hiroshi Yoshida, professore di economia dell’Università nipponica di Tohoku. Questo accadrà entro 500 anni a meno che lo Stato non cambi la legge che impone alle coppie sposate di prendere il cognome unico del marito o della moglie.

Secondo quanto riporta il quotidiano giapponese  The Mainichi , il professor Yoshida ha utilizzato i dati disponibili sul sito web  Myoji-yurai.net , che fornisce informazioni e classifiche sui cognomi giapponesi in base a statistiche del Governo ed elenchi telefonici. Il cognome Sato, come si legge sul portale, è il più diffuso con circa 1 milione e 830 mila persone, pari all’1,5% della popolazione giapponese (125,1 milioni circa in totale).

Con questi dati Yoshida ha calcolato due scenari: uno in cui il Giappone mantiene il sistema del cognome unico tra le coppie sposate e l'altro in cui il Paese introduce un sistema di cognome selettivo e separato. Nel primo caso, supponendo che il tasso di crescita si mantenga costante e che le coppie chiamate Sato continuino ad aumentare ogni anno, più della metà della popolazione assumerà questo cognome entro l’anno 2446, fino a includere tutti entro il 2531. Se fosse invece possibile separare il cognome, il processo sarebbe rallentato. In base a un sondaggio del 2022 della Confederazione sindacale giapponese, infatti, su 1.000 lavoratori di età compresa tra 20 e 59 anni, il 39,3% vorrebbe condividere lo stesso cognome con il proprio coniuge, anche in presenza del sistema selettivo. Utilizzando questa cifra, Yoshida ha stabilito che entro il 2531 con la modifica di legge, solo il 7,96% si chiamerà Sato. Ma questo cognome prenderà comunque il sopravvento entro l'anno 3310. Se continuerà, però, il declino della natalità giapponese, conclude lo studioso, ci saranno solo 22 persone nel 3310 e quindi la distinzione dei cognomi sarà preservata fino alla loro estinzione.

La Legge sui cognomi

Il Giappone, come riporta  Rainews , utilizza una legge del codice civile che risale al 1800 e impone alle coppie di scegliere un solo cognome quando si sposano: nel 95% dei casi è la donna a rinunciare al proprio. Tra i favorevoli alla modifica di questa legge c’è proprio il professor Hiroshi Yoshida che al quotidiano giapponese  The Mainichi  ha dichiarato: “Se tutti diventassero Sato, potremmo dover essere chiamati con i nostri nomi o con i numeri. Non penso che possiamo definirlo un buon risultato"

Cillian Murphy is J. Robert Oppenheimer in OPPENHEIMER, written, produced, and directed by Christopher Nolan.

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Laura Pausini in esclusiva a FQMagazine: “Condurre il Festival di Sanremo? Lo amo, ma a distanza. A Eurovision sarò a tifare Angelina Mango, ha cazzimma. Il mio tour negli Usa? Infinita soddisfazione”

L'artista traccia un bilancio dopo mesi di tour mondiali e successi ovunque. ultima tappa al madison square garden di new york il 6 aprile, dove si esibirà in 5 lingue per festeggiare i suoi 30 anni di carriera oltreoceano.

Laura Pausini in esclusiva a FQMagazine: “Condurre il Festival di Sanremo? Lo amo, ma a distanza. A Eurovision sarò a tifare Angelina Mango, ha cazzimma. Il mio tour negli Usa? Infinita soddisfazione”

Laura Pausini continua a tenere alta la bandiera italiana nel mondo. Dopo il successo in Sudamerica l’artista per la leg americana della sua tournée e, dopo le date sold out di Houston e Los Angeles , ha proseguito il suo camino ad Orlando , Miami , Chicago , per arrivare all’ultima tappa al Madison Square Garden di New York il 6 aprile , dove si esibirà in 5 lingue per festeggiare i suoi 30 anni di carriera oltreoceano. Un tour iniziato in anteprima nei teatri lo scorso febbraio 2023, che ha toccato le più grandi arene, e proseguirà a novembre e dicembre con l’ultima leg, tornando In Europa, e in Italia, con uno speciale show di Capodanno a Messina , ultima delle tre date previste in Sicilia. Inoltre saranno due gli show a Londra il 4 e 5 novembre e bis anche a Milano 27 e 28 novembre. Salgono così a quota sei le date al Forum nell’arco del 2024.

Qual è il tuo bilancio del tour mondiale? In termini “emozionali” è stato un viaggio incredibile attraverso Paesi e città, con il calore e l’amore dei miei fan che mi ha accompagnata ad ogni tappa e vedere le mie esibizioni sold out in Italia, Europa, Sudamerica e America dopo trent’anni, è stata un’immensa soddisfazione personale.

Come definiresti questo lungo viaggio? È stato come un lunghissimo abbraccio da parte del mio pubblico, che mi ha dato e continua a darmi la forza di dare sempre il massimo su ogni palco. Sono grata per questa esperienza straordinaria e non vedo l’ora di continuare a condividere la mia musica il prossimo inverno con durante le nuove tappe italiane ed europee. In termini di numeri so che ai miei concerti quest’anno il pubblico ha superato il 25% in più rispetto alle tournée mondiali passate e non posso che sentirmi lusingata: raggiungere questi numeri dopo trent’anni non è per niente scontato, anzi!

Com’è stata l’accoglienza nei Paesi latinoamericani con migliaia di persone che sono accorse ai tuoi concerti? Certo, i numeri non sono quelli dell’Italia dove ancora oggi posso contare sul dato di presenze più alto a livello di pubblico, ma per me il legame con il pubblico latino è un legame familiare. Sin dai miei primi passi nel mondo della musica fuori dall’Italia, ho sempre sentito un’affinità speciale con questa cultura, e dopo trent’anni posso dire che questa gente non mi ha solo accolta, ma adottata.

Dopo anni come si riesce a mantenere un rapporto con il pubblico latino, ancora così saldo? Penso che la chiave per mantenere questo rapporto saldo nel corso fiducia reciproca e la fedeltà da parte mia a ciò che sono e che in cui loro si sono riconosciuti. Ho sempre cercato di rimanere fedele alle mie radici e il mio cuore italiano. Allo stesso tempo, ho abbracciato e onorato la cultura latina, sia nella mia musica che nei miei spettacoli , nel modo più naturale possibile. A loro devo qualcosa e quando sono in quei Paesi il mio istinto mi porta ad avvicinarmi sempre di più a quello che è il loro mondo, fatto di colori, suoni, profumi, sensazioni che si trovano solo là. E i miei concerti ne risentono, c’è sempre un dettaglio, un omaggio, una particolare scelta di outfit, un tributo in scaletta, è il mio modo di restituire anche solo in parte quello che sento e so di aver ricevuto.

Molti dei tuoi momenti durante lo show sono diventati virali per la tua spontaneità e ironia. Che impressione ti ha fatto? I momenti che sono diventati virali hanno in comune la non volontà di farli diventare tali. Accade perché sono una persona spontanea e davvero non mi rendo conto soprattutto quando sono su un palco di cosa istintivamente dico o di come reagisco a quello che di estemporaneo accade.

Ad esempio? Quando mi è capitato di rimproverare in un concerto italiano un mio fan che era sempre al telefono (per poi scoprire che stava cercando informazioni su una delle mie bravissime coriste), o l’episodio del prete che aveva fatto uno striscione con scritto ‘ Dopo la Madonna e Gesù ci sei tu ‘ (e non potevo non invitarlo sul palco a cantare le mie canzoni di chiesa preferite), oppure come ho reagito quando Biagio Antonacci mi ha fatto una sorpresa bellissima al Forum di Milano. Ma anche le reazioni del pubblico a momenti non ironici, più emotivi come il mio invito a chiamare qualcuno a casa per vivere insieme un’esperienza di canto collettivo a distanza, o quando invito tutti a riflettere sull’importanza di prestare attenzione a chi abbiamo intorno e che può aver bisogno di noi, come chi è vittima di violenze .

Cosa rappresentano per te tutti questi momenti? In generale, per me è importante creare un’esperienza autentica e memorabile per chi viene ai miei concerti, e se posso far sorridere o emozionare ma anche riflettere qualcuno con un gesto o una battuta, allora ritengo di aver raggiunto il mio obiettivo. Se poi questi diventano virali e fanno sorridere o emozionare anche persone che non erano fisicamente presenti, tanto meglio! Per questo sui miei social rispetto al passato si è allargato lo storytelling dei miei show, facciamo vedere sempre più momenti più cose, è una scelta. Voglio cantare per tutti, indipendentemente da dove si trovano.

Sei la bandiera italiana della musica nel mondo. Senti il peso della responsabilità? Essere considerata la bandiera italiana della musica nel mondo è un onore immenso e allo stesso tempo un grande impegno. Mi rendo conto della responsabilità che questa posizione comporta, qualunque cosa io faccia non rappresento mai solo me stessa, ma anche il mio Paese e la sua cultura attraverso la mia musica. Cerco però di non sentire il peso di questa responsabilità come un fardello , ma piuttosto come un’opportunità per diffondere un messaggio di amore, speranza e unità attraverso le mie canzoni. È un privilegio poter portare la bellezza e la ricchezza della musica italiana in ogni angolo del mondo e sono sempre stata determinata a farlo nel migliore dei modi. Sento la responsabilità di poter influenzare le persone, i miei fan , e cerco quindi di stare sempre molto attenta a cosa dico e scrivo, non per nascondere ciò che penso ma per dare il mio contributo prestando il mio palcoscenico e la mia voce a quelli che possono essere messaggi che ritengo giusti, positivi e da diffondere. Così sento di fare anche io la mia parte.

Cosa dobbiamo aspettarci dai concerti del World Winter Tour, ci stai già pensando? Ho lavorato tantissimo perché questo show fosse nei minimi particolari lo specchio di ciò che sono, che mi rappresentasse, e sarà così anche a novembre e dicembre. Sarà ancora una volta uno show fatto di canzoni, coreografie, scenografie, arrangiamenti, disegni di luci e laser, che insieme alla mia voce possano creare un momento, uno spazio, per far sentire il pubblico amato, incluso, sicuro, parte di qualcosa di irripetibile, e attraversato da un’emozione da portare a casa e ricordare. Qualcosa di nuovo ci sarà sicuramente , oltre alla serata finale di Capodanno che avrà un medley di una mezz’ora a cui sto lavorando per festeggiare non solo il nuovo anno ma la fine di un tour pazzesco.

Avevi preannunciato alla presentazione del disco Anime Parallele, che dopo il tour saresti stata impegnata in un nuovo progetto. Cosa puoi anticiparci? Al momento rimango concentrata sul tour americano, che mi sta regalando infinite soddisfazioni. Cantare negli States per me è sempre sfidante perché ogni città americana è diversa, ha un pubblico di diversa cultura e gusto musicale. Lavoro moltissimo sulle scalette, cerco di mixare le lingue in cui canto le mie canzoni, anche a seconda di quello che penso possano gradire di più ed è un esercizio veramente stimolante. In America conoscono la mia musica in italiano ma anche in ingles e grazie al disco che ho fatto per gli Stati Uniti anni fa, vivendo e registrando lì con produttori americani, quindi in ogni concerto cerco di inserire alcuni brani in inglese e sentire il pubblico cantare insieme in tutte le lingue è una delle emozioni più forti e dei più grandi privilegi di fare un tour mondiale, mi dà una carica pazzesca.

Si fa sempre il tuo nome per un ipotetico Festival di Sanremo. Ma hai sempre smentito. Ci hai mai seriamente pensato? Ogni anno, non fa in tempo a finire il Festival di Sanremo che scattano subito i toto-nomi dei conduttori, co-conduttori, superospiti e possibili ospiti per l’edizione dell’anno successivo e puntualmente salta fuori il mio nome. Penso sia molto divertente e mi lusinga anche pensare che ogni anno qualcuno speri che arrivi il mio turno di condurre. Sanremo è una macchina estremamente complessa , che richiede un lavoro altrettanto lungo e complesso, soprattutto per chi ricopre il ruolo di conduttore e di direttore artistico.

Lo escludi categoricamente per il futuro? Per quelli che sono i miei calendari al momento non potrei neanche prenderlo in considerazione, non avrei il tempo adeguato per prepararmi e per fare un lavoro degno delle aspettative, sia mie personali che del pubblico.

Nel campo delle ipotesi e della fantasia, come sarebbe il tuo Festival? Per me il Festival ideale è quello che riesco a godermi, e io sinceramente me lo godo alla grande quando riesco a vederlo a casa con la mia famiglia e miei amici.

Dal punto di vita musicale cosa ti è piaciuto degli ultimi Festival? Mi piace che stia diventando sempre più largo in termini di generi musicali, tanto che non si può più parlare di puro genere “sanremese” e che anche le generazioni più giovani se ne stiano di nuovo appassionando come appassionava noi da piccoli e i nostri genitori. È un fenomeno bellissimo da seguire e che dà grande vanto al nostro Paese . Amo quel palco e lo amerò sempre, ma resta il palco che temo di più al mondo , quello delle gambe che tremano e la voce quasi rotta dalla paura. Quindi lo amo più a distanza.

Dopo dieci anni ha vinto una donna a Sanremo, Angelina Mango. Ci rappresenterà all’Eurovision. Pensi che “La Noia” possa giocarsela per il podio? Sono felice di vedere che dopo dieci anni un’artista giovane abbia vinto il Festival di Sanremo! Sono felice perché ha talento, aldilà che sia una donna. Mi piace molto Angelina e sono sicura che rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest con grande forza e passione. Ha una voce pazzesca, ha dimostrato di essere perfettamente a suo agio sul palco, ha fatto un Sanremo straordinario, è ancora giovanissima ma ha la ‘cazzimma’, insomma… Tutte le carte in regola per rappresentare al meglio il nostro Paese . Quanto alla possibilità che “La Noia” possa giocarsi il podio, penso che dipenda da molti fattori ed è difficile fare previsioni, ma credo abbia buone chances di essere ascoltata in tanti Paesi, e questo è l’obiettivo principale. Posso sicuramente dire è che sarò a tifare per Angelina Mango e per l’Italia durante le serate!

Si è parlato dell’ipotesi di un “protocollo di intesa contro i testi violenti del rap”. Credi possa essere la soluzione? Credo che sia importante affrontare il tema dei testi violenti nella musica rap e trap con una certa sensibilità . Bisogna essere consapevoli che la musica è un mezzo potentissimo, forse tra i più potenti, e crea emulazione, consenso, può addirittura formare una coscienza acerba. Ogni artista è responsabile di ciò che decide di scrivere e cantare in un testo e la scelta delle tematiche ma anche delle singole parole deve avere un peso maggiore.

Vale anche per i social e i media? Certo, perché viviamo un mondo che fino a pochi anni fa non esisteva e che ha cambiato il nostro modo di comunicare e relazionarci, e come tutti i grandi cambiamenti storici bisogna prendere le misure per ‘guidare’ dei mezzi di questa portata. È importante educare il pubblico, in particolare i giovani, a sviluppare un senso critico nei confronti della musica e dei media in generale , in modo che possano comprendere meglio il contesto e le implicazioni di ciò che ascoltano e trascendere dai significati letterali e negativi che a volte si trasmettono.

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Febbre Dengue, in America è in atto la peggiore epidemia della storia: ragioni e rischi per l’Italia

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Dall'inizio dell'anno in America sono stati registrati oltre 3,5 milioni di casi di febbre Dengue , con più di 1.000 decessi confermati. Si tratta del triplo delle infezioni diagnosticate nello stesso arco temporale (gennaio – marzo) del 2023 , anno record durante il quale, complessivamente, sono stati rilevati 4,5 milioni di casi . Ciò significa che, a meno di improbabili inversioni di rotta, il 2024 in America sta facendo segnare la peggiore epidemia della storia di Dengue, una malattia infettiva virale trasmessa dalla puntura delle zanzare del genere Aedes come la zanzara della febbre gialla ( Aedes aegypti ) e la zanzara tigre ( Aedes albopictus ), sebbene quest'ultima sia un vettore meno efficace del patogeno responsabile, un virus a RNA.

A lanciare l'allarme sulla drammatica situazione nel continente americano è la Pan American Health Organization ( PAHO ), l'Organizzazione Panamericana della Sanità, che è una costola locale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ). Gli esperti sottolineano che le infezioni sono in aumento in tutta l'America Latina e nei Paesi caraibici, tuttavia in alcuni casi la situazione risulta esplosiva a causa di una crescita esponenziale. Il Paese più colpito in assoluto è il Brasile , dove si conta l'83 percento delle infezioni. In base ai dati della PAHO , al 27 marzo le diagnosi dall'inizio dell'anno erano 2,3 milioni , con oltre 800 decessi . Significativo anche l'incremento in Paraguay , dove rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le infezioni sono aumentate di 23 volte . In Argentina , il terzo dei Paesi più colpiti, da poco più di 8.000 casi nel periodo gennaio – marzo 2023 si è arrivati agli oltre 100.000 dello stesso trimestre del 2024. Questi tre Paesi messi assieme rappresentano il 92 percento dei casi complessivi in America e l' 87 percento dei decessi.

Il direttore della PAHO, il professor Jarbas Barbosa, durante una recente conferenza stampa ha dichiarato che la zanzara della febbre gialla, il principale vettore della Dengue, sta conquistando nuove aree geografiche e quindi espandendo il bacino di potenziali vittime. Se ciò non bastasse, si sta assistendo a un incremento delle infezioni in Paesi “come Barbados, Costa Rica, Guadalupa, Guatemala, Martinica e Messico, dove la trasmissione è solitamente più elevata nella seconda metà dell’anno”, ha spiegato il professor Barbosa. In questo periodo dell'anno nella fascia tropicale e subtropicale dell'America c'è una circolazione massiccia di zanzare perché è un periodo particolarmente piovoso e caldo – ricordiamo che nell'emisfero meridionale le stagioni sono invertite rispetto alle nostre -, dunque non c'è da stupirsi di picchi in questo periodo dell'anno. Ciò che preoccupa è il numero di questi contagi e l'espansione dell' areale di distribuzione delle zanzare responsabili.

Secondo gli esperti a contribuire a questo boom di contagi nel 2024 vi sarebbe stato anche l'effetto di El Niño , un fenomeno climatico che ha ulteriormente innalzato le temperature già "roventi" a causa del riscaldamento globale . “La Dengue è endemica in Brasile, dove è presente da moltissimo tempo C'è stata un’estate particolarmente piovosa – lì le stagioni sono invertite rispetto alle nostre – e non dobbiamo dimenticarci che questa è una malattia trasmessa da vettori”, aveva spiegato a Fanpage.it la virologa Ilaria Capua . “Quindi tanto più è umida l'estate, maggiore è la diffusione delle zanzare. Ci sono pertanto più vettori che possono portare in giro la malattia. C'è anche da dire che il fenomeno climatico ciclico di El Niño, che ha portato anche a un innalzamento delle temperature in generale, è stato favorevole per le zanzare. L'aumento dei vettori si è dunque tradotto in un aumento dei casi”, ha chiosato l'esperta.

Tra gli altri elementi che possono spiegare l'incremento dei casi di Dengue, secondo la PAHO, vi sono “la rapida crescita della popolazione e l’ urbanizzazione non pianificata ”. Le abitazioni con servizi idrici e sistemi igienico sanitari inadeguati, infatti, si trasformano in siti di riproduzione perfetti per le zanzare, che sfruttano le raccolte d'acqua . Tra i principali consigli degli esperti per ridurre il rischio di farsi pungere dalle zanzare vi è proprio quello di togliere l'acqua da sottovasi, fontanelle e altri depositi attorno alle abitazioni, oltre alle bonifiche più estese e la vera e propria lotta con vari metodi, comprese zanzare geneticamente modificate.

Il fatto che la malattia circoli in modo estremo in Sud America comporta anche dei rischi per il resto del mondo, Italia compresa, proprio per questo sono state introdotte misure di controllo eccezionali sui passeggeri provenienti dalle zone a rischio (ad esempio la verifica della temperatura corporea ) e disinfestazione di aerei, navi e merci in porti e aeroporti. La zanzara della febbre gialla non è infatti presente in Italia, ma potrebbe arrivare sui mezzi di trasporto e diffondersi, agevolata dal cambiamento climatico. Non dobbiamo dimenticare che da noi è comunque diffusa anche la zanzara tigre, che è un vettore in grado di trasmettere la Dengue, seppur meno efficacemente. Se una persona infetta arriva da un Paese colpito e viene punta, le nostre zanzare sono già in grado di diffondere la malattia. È proprio per questo che nel 2023 sono stati registrati nel nostro Paese un' ottantina di casi di trasmissione locale . La virologa Ilaria Capua non esclude che nei prossimi anni, in Italia, possano verificarsi focolai epidemici di Dengue, che è già presente a nord di Roma e nella provincia di Lodi. Inoltre in futuro potremmo essere colonizzati anche dalla zanzara della febbre gialla, che rappresenta un pericolo superiore.

Come funziona il vaccino anti Dengue in arrivo in Italia: 82 casi nel 2023, rischi in crescita

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    tutte le notizie. 18 dicembre - 12:25 - MILANO. In 49 anni, dal 1949 al 1998, solo sette corridori sono riusciti nella stessa annata a vincere entrambe le corse. Commenta. 1 di 8: Pogacar, il...

  8. Giro-Tour

    Vincere nello stesso anno Giro d'Italia e Tour de France sembra essere ormai un'impresa quasi impossibile. Quest'anno sono esattamente 20 anni tondi da quando Marco Pantani realizzava, dopo imprese leggendarie in salita, la grande accoppiata. L'ultimo in ordine di tempo a "puntare" la doppietta impossibile è stato Chris Froome, non uno qualunque.

  9. Giro, Tour E Il Fascino Dell'Accoppiata

    Vincere due grandi giri nello stesso anno è sicuramente un affare per pochi, un successo riservato solo ad un gruppo ristretto di grandi campioni. Sicuramente difficile ma non impossibile da ottenere, ma oggi anche i corridori più forti, sembrano essere poco interessati ad ottenere questo incredibile primato.

  10. Pogacar e il sogno della doppietta Giro-Tour: da Simoni a Froome, negli

    Pogacar punta dunque a vincere sia in Italia che in Francia nello stesso anno, impresa che per ultimo è riuscita a Marco Pantani nel 1998.

  11. Grande Giro

    Solo tre ciclisti hanno vinto le tre principali classifiche (generale, punti e scalatore) nello stesso grande Giro: Eddy Merckx nel Giro d'Italia 1968 e nel Tour de France 1969, Tony Rominger nella Vuelta a España 1993 e Laurent Jalabert nella Vuelta a España 1995 .

  12. Trofeo Giro d'Italia

    Italia. Vai al dettaglio. 13 anni di professionismo e uno storico Giro d'Italia. Dopo aver vinto il Giro di Lombardia nella sua stagione d'esordio (1964), Gianni Motta ha fatto sua l'edizione 1966 della Corsa Rosa conquistando il simbolo del primato alla 15^ tappa, la Arona-Brescia, prevalendo nel duello con Italo Zilioli.

  13. Doppietta Giro-Tour: tutti i corridori che sono saliti sul podio nello

    Doppietta Giro-Tour: tutti i corridori che sono saliti sul podio nello stesso anno. Ci riuscirà anche Pogacar? Di. Marco D'Onorio. - 26 Dicembre 2023, 21:00. Marco Pantani in azione durante la quindicesima tappa del Tour de France 1998. La doppietta Giro-Tour è qualcosa che mette i brividi solo a nominarla.

  14. Fausto Coppi: la storia, la vita e la bicicletta

    15 settembre 1919 - 2 gennaio 1960. Titoli e cariche. Vincitore di diverse edizioni del Giro d'Italia, del Campionato italiano, del Tour de France e altre gare. Frase celebre. "Per un...

  15. Tutte le triplette nei Grandi Giri di ciclismo!

    Jacques Anquetil. Le triplette sul podio. Sono diciassette i ciclisti che sono saliti sul podio di tutti i tre grandi Giri, ma nessuno di loro è riuscito a farlo nello stesso anno. Jacques Anquetil è salito sul podio ben 13 volte, seguito da Gimondi, Merckx e Hinault con 12, Nibali e Froome con 11.

  16. Lefevere. «Giro E Tour Per Remco? Troppo Duro, Glielo Sconsiglio»

    Giro e Tour nello stesso anno è quasi impossibile per tutti, figurarsi per Remco che ha mostrato al momento grossi limiti e molta discontinuità nel corso delle 3 settimane.

  17. I vincitori del Giro d'Italia dal 1909 al 1914

    Da Luca Stamerra. Aggiornato 29/05/2022 alle 17:53 GMT+2. GIRO D'ITALIA - Chi ha vinto la prima edizione del Giro d'Italia? Chi quella del 1955? Chi ha vinto più Giri? Ecco l'albo d'oro della Corsa Rosa fino al 2021. Egan Bernal è l'ultimo vincitore, il secondo colombiano di sempre dopo Nairo Quintana.

  18. La risposta di Jonas Vingegaard: "Vorrei competere per la vittoria a

    La risposta di Jonas Vingegaard: "Vorrei competere per la vittoria a Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno" Ciclismo. La risposta di Jonas Vingegaard: "Vorrei competere per la vittoria a...

  19. Albo d'Oro dei vincitori del Giro d'Italia 2023

    Albo d'oro. Vuoi restare sempre aggiornato sul mondo del Giro d'Italia e delle altre corse di RCS Sport? Scopri tutti i vincitori delle edizioni del Giro d'Italia: anno, atleta, nazionalità e squadra, dal 1909 ad oggi.

  20. Contador sicuro: "Se Pogacar vince Giro e Tour va alla Vuelta"

    A cominciare dal giudizio sulla sfida lanciata da Pogacar, vincere Giro e Tour nello stesso anno come non riesce a nessuno da Marco Pantani 1998. Già: neppure il Pistolero, pur avendo...

  21. Roglic, Ayuso, Vingegaard, Ganna, Erviti, Gregoire ...

    L'anno scorso terzo alla Vuelta alle spalle di Evenepoel e Enric Mas, quest'anno secondo al Tour du Suisse davanti proprio ad Evenepoel. 20 anni e 344 giorni per il catalano della UAE Emirates che, dovesse vincere lui la Vuelta, diventerebbe il più giovane di sempre a conquistare il Grande Giro spagnolo.

  22. Tour de France 2024: presentate le quattro tappe italiane ...

    Tre dei vincitori sono autori di una doppietta alla Grande Boucle, qualcuno dell'accoppiata Giro e Tour nello stesso anno. Li ricorda tutti il servizio di Franco Bortuzzo di Rai Sport....

  23. Dopo 13 Anni Torna Il Giro Della Romagna: L'Edizione Numero 87 Si

    In Emilia-Romagna, Regione che nel 2024 sarà protagonista del primo storico Grand Départ del Tour de France dall'Italia insieme a Firenze e al Piemonte, il Giro della Romagna rappresenta una ulteriore tappa di avvicinamento alla partenza della Grande Boucle, nello stesso mese in cui è prevista anche L'Etape Parma by Tour de France, appuntamento per cicloturisti, cicloamatori e famiglie che ...

  24. Suzuka F1: la storia della pista con l'analisi delle curve

    un giro nella storia della f1. Percorrendo un giro di pista virtuale non serve nemmeno fare un metro che già, sul rettifilo, vengono in mente le partenze con spegnimento del motore e relativa ...

  25. Zucchero: "Senza live non è vita. Punto a riempire San Siro". E su

    Tre concerti strepitosi alla Royal Albert Hall di Londra. Un nuovo tour in giro per il mondo. Una forma invidiabile. E una chiacchierata con una decina di giornalisti. Oro e incenso e birra compie ...

  26. Giappone, entro il 2531 avranno tutti lo stesso cognome: lo studio

    Leggi su Sky TG24 l'articolo Giappone, se non cambierà la legge entro il 2531 avranno tutti stesso cognome: ... nel giro di 500 anni si chiameranno tutti 'Sato' Esplora Sky Tg24, ...

  27. Il padrone è scomparso da due anni ma Pacchione ...

    C'è un Hachiko anche in Italia. Si chiama Pacchione e la sua storia è stata raccontata da Chi l'ha visto?. Il cane da due anni torna ad aspettare il padrone sempre nello stesso punto, forse ...

  28. Dalla storia al romanzo con i suoi mitici personaggi: passeggiata sui

    02 aprile 2024 15:10. Sui luoghi del Gattopardo, dalla storia al romanzo e i suoi mitici personaggi: appuntamento domenica 7 aprile alle ore 18. L'associazione culturale In Itinere propone il ...

  29. Laura Pausini in esclusiva a FQMagazine: "Condurre il Festival di

    Laura Pausini continua a tenere alta la bandiera italiana nel mondo. Dopo il successo in Sudamerica l'artista per la leg americana della sua tournée e, dopo le date sold out di Houston e Los ...

  30. Febbre Dengue, in America è in atto la peggiore epidemia della storia

    A partire dall'inizio dell'anno in America sono stati registrati 3,5 milioni di casi di febbre Dengue e 1.000 decessi. In tutto il 2023 i contagi furono 4,5 milioni. La crescita esponenziale ...